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Depuratori D'Acqua

Cosa serve un Depuratore D'Acqua

Il depuratore è un dispositivo che serve per eliminare impurità o sostanze inquinanti dall’acqua. La depurazione dell’acqua infatti si effettua per togliervi tutte quelle sostanze estranee presenti naturalmente nell’acqua attraverso un complesso sistema di processi di carattere fisico, chimico e biologico.

La depurazione dell’acqua oggi rappresenta un processo molto importante dato che l’acqua viene usata in casa tutti giorni, ecco perché la sua depurazione rappresenta un’azione fondamentale per eliminare tutte quelle sostanze nocive come ammoniaca, azoto, zolfo, fosfati e diversi metalli. La rimozione degli elementi contaminanti dall’acqua grezza è necessaria per riuscire a usare un’acqua che sia realmente adatta al consumo domestico o per uso agricolo, come l’irrigazione dei campi.

 

Microfiltrarazione

Cos’è la microfiltrazione

La microfiltrazione è un processo che elimina nell’acqua tutte quelle particelle con un diametro superiore a 0,5 micron. Il dispositivo utilizza degli appositi filtri dotati di pori di 0,5 micron che bloccano il passaggio di tutte le particelle solide e di ogni residuo in sospensione che può essere nocivo per l’organismo come detriti, sabbia, ruggine, alghe e sedimenti. Tale processo non elimina i sali minerali come ad esempio potassio, sodio e calcio che sono fondamentali per l’organismo umano. Inoltre il processo di microfiltrazione migliora notevolmente il sapore e l’odore dell’acqua che risulta molto più gradevole da bere.

Le caratteristiche dell’acqua microfiltrata

L’acqua filtrata con il processo di microfiltrazione mantiene le stesse caratteristiche dell’acqua erogata dall’acquedotto e quindi durezza, pH, conducibilità, sali minerali e residuo fisso restano inalterati. La microfiltrazione elimina i cattivi odori dell’acqua e ne migliora notevolmente il sapore. La microfiltrazione risulta adatta nelle acque molto leggere che hanno già una buona qualità, mentre è poco indicata per filtrare l’acqua dura tipica della città dove il sistema ad osmosi inversa risulta più efficiente.

Osmosi Inversa

Cos’è l’osmosi inversa

Esercitando una contropressione, superiore a quella osmotica, il processo si può invertire.

Le pressioni di esercizio richieste per realizzare l’osmosi inversa possono essere notevoli: se si tratta l’acqua di mare la pressione che occorre esercitare è di diverse decine di atmosfere, mentre per le acque di rete o debolmente salmastre i valori della pressione osmotica si aggirano intorno ai 10 bar.

E’ questo il principio su cui basa l’osmosi inversa: il passaggio dell’acqua attraverso una membrana semipermeabile in verso opposto al naturale, con la generazione di due soluzioni: una ad elevata concentrazione salina e l’altra molto diluita.

Le moderne tecnologie offrono sul mercato una vasta scelta di impianti ad osmosi inversa, compatti e molto efficienti, che possono essere impiegati per potabilizzare acque con un’elevata concentrazione di sali e inquinanti, oppure per migliorare la qualità delle comuni acque di rete.

Innegabili vantaggi vengono offerti dalla tecnologia dell’osmosi inversa quando l’acqua di rete, seppur potabile, non presenta caratteristiche di eccellenza, come alcune acque di falda caratterizzate da un’elevata concentrazione di nitrati, diserbanti o antiparassitari, o altri inquinanti difficilmente removibili con altre tecnologie; viceversa questa tecnologia offre un trattamento sovrabbondante per una gran parte delle acque di rete, che spesso necessitano solo di un affinamento dei caratteri organolettici.

L’osmosi inversa è un processo a membrana, che consente di rimuovere dall’acqua la quasi totalità delle sostanze in essa presenti, sia sospese che disciolte.

L’azione di una membrana osmotica non è solo meccanica, la separazione avviene grazie a meccanismi di diffusione e dissoluzione, che intervengono in varia misura e consentono di agire sino a livello ionico.

Una membrana osmotica è costituita da un’anima centrale attorno alla quale viene avvolta a spirale una tela semipermeabile in materiale sintetico (ad es. polisulfone). Le membrane vengono generalmente classificate in base alle dimensioni secondo standard espressi generalmente in pollici (ad es. una membrana 4040 corrisponde ad un modulo lungo 40 pollici e largo 4,0), ma anche a seconda della capacità di produzione, generalmente indicata in GPD (galloni al giorno).

L’acqua da trattare viene spinta nella membrana da una pompa, che esercita una pressione superiore a quella osmotica, così da ottenere due flussi in uscita: la parte di acqua in ingresso che attraversa la membrana costituisce il permeato (povero di sali) che va all’utilizzo, mentre la rimanente parte fuoriesce con un’elevata concentrazione salina, dovuta all’accumulo di tutti i sali che non hanno attraversato la membrana, si tratta del concentrato (ricco di sali) che va scartato.

Il contenuto salino di un’acqua, detto anche Residuo Fisso o TDS (Total Dissolved Solid), si misura in mg/L (o ppm). Una membrana osmotica produce mediamente un 20% di permeato rispetto al flusso in ingresso, ma per gli impianti più grandi, che prevedono l’uso di più membrane in serie, tale valore può superare il 75%.

La reiezione di una membrana, ovvero la capacità di rimuovere il soluto presente nell’acqua, è influenzata da svariati parametri quali le caratteristiche stesse dell’acqua, la pressione e la temperatura di esercizio; in ogni caso i valori di rimozione per la stragrande delle sostanze presenti nell’acqua superano generalmente il 95%.

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